Su queste verdissime colline umbre, su questa prospera vallata del Topino, abbonda, sovrana, la pianta d’olivo. L’olivo verde, dal tronco basso e tortuoso e dalle foglie verdi screziate di grigio.
Una pianta che ha imparato in questi luoghi a soffrire il freddo, la lontananza dal mare e, talvolta, l’altitudine ma che, sicuramente, ha trovato “fertile” terreno grazie alla mano operosa dell’uomo.
Un uomo che ha trasformato la sua terra, rendendola, se era possibile, ancora più bella. Così già nel 1884 si decantava la bellezza di questi luoghi colmi di piante d’ulivo: «quella grande zona di oliveti situata nelle colline ad oriente dell’ampia Valle Umbra e forma l’ammirazione di quanti percorrono la ferrovia da Perugia a Roma» (Nobili-Vitelleschi, 1884-L’olio e l’oliva in Umbria, I).
Da questa pianta si estrae il prezioso “oro verde”: l’olio moraiolo denso, profumatissimo e piccante. Un olio gustoso che impreziosisce con la sua intensità la cucina umbra, contadina e semplice, ma sempre appetitosa. Eppure, su tutte le ricette in cui l’olio è protagonista, niente ne esalta più il sapore della semplice fetta di pane abbrustolita con l’olio “novo” sopra.
Viva la merenda di una volta, dei tempi in cui era la nonna a preparare lo spuntino per il nipote e, intanto, aveva già pronta la fetta di pane “abbruscata” che aspettava solo il buon olio.
Pane e olio, niente è più buono!
Lode alla cucina povera e contadina, lode alla bruschetta con l’olio novo!