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L’olivo e olio, tra miti e leggende animano da millenni la cultura, per la loro ricchezza di significati e simbolismi.

Un’antica leggenda greca narrata da Pausania nella sua Periegesis, fa risalire la creazione dell’olivo alla contesa tra Poseidone dio del mare e Atena, figlia di Zeus dea della sapienza. Secondo la leggenda, Zeus padre degli dei, decise che la vittoria per il possesso dell’Attica e di Atene, all’epoca denominata Cecropia, sarebbe andata a chi avesse fornito il dono più vantaggioso per gli uomini.

Poseidone colpì una roccia con il suo tridente e fece scaturire un bacino di acqua salata.  Atena allora in risposta colpì il terreno e fece nascere il primo olivo carico di frutti, un albero di grande utilità. Il dono di Atena fu considerato il migliore e in suo onore la nuova città fu chiamata Atene e furono istituite le feste Panatenee e i Giochi Panatenaici. Durante i giochi gli atleti usufruivano di anfore contenenti olio per riscaldare i muscoli e osteggiare al meglio gli avversari.

L’ olio era usato come offerta sacra agli dei.

La preziosità dell’olivo e del suo olio fu importantissima per tutte le popolazioni del Mediterraneo come risulta da testimonianze storiche e letterarie di grande valore.

Il sommo poeta greco Omero lo definì “oro liquido”. Si narra che il famoso filosofo greco Democrito fosse convinto che una dieta a base di miele e olio d’oliva allungasse la vita fino a cent’anni. Solone, grande legislatore ateniese nel VI secolo a.C., introdusse leggi per la difesa dell’olivo, la cui trasgressione poteva comportare anche la pena di morte.

L’olivo è sempre stato simbolo di purificazione, pace, gloria, abbondanza e benedizione nel passato come nel presente.

Ad Assisi si ripete ogni anno, il 04 ottobre, giorno della commemorazione della morte del Santo Poverello, il dono, da parte di una regione d’Italia dell’offerta dell’olio che alimenterà la lampada sulla tomba San Francesco.  La tradizione dell’offerta è nata nel 1926 per volere della “Fides Romana” che espresse la volontà, esortando i Comuni d’Italia, ad offrire presso la tomba del Santo l’olio della loro terra, frutto di lavoro e di fatica, come simbolo di unità e di pace.

Un albero così prezioso non poteva che avere una nascita divina.